Lunedì 9 Settembre 2013 Lainate
stamattina alle 7,00 il suono della sveglia è
penetrato nelle mie orecchie come uno squillo assordante di tromba, quindi sono balzata giù dal letto. Non
avevo voglia di andare a scuola, certo ero curiosissima di sapere come stavano
i miei compagni e dove erano andati per le vacanze, ma dall’altra parte non
volevo iniziare di nuovo ad alzarmi presto, preparare ogni sera la cartella e
studiare ogni giorno. La casa era buia, nessuno si era svegliato prima di me,
quindi raccogliendo tutte le mie forze mi sono avviata verso il bagno per
lavarmi e poi vestirmi. Poi mi sono diretta verso la cucina con gli occhi ancora mezzi
chiusi inciampando nei miei stessi passi. Finita la colazione ho messo lo zaino
in spalla e ho sceso le scale per andare
da Fe per andare a scuola insieme. La
strada non era molto lunga, ma mi è sembrata infinita.
Il sole splendeva e io camminavo a passo lento, eravamo in
perfetto orario e quindi potevamo godere gli ultimi momenti di libertà e di gioia prima
di quella maledetta campanella. Prime due ore Pagliara; abbiamo creato un
cerchio dove ognuno doveva leggere una pagina del suo diario personale, proprio
un diario come te! L’intervallo e poi inglese dove abbiamo giocato ad un
piccolo quiz ed è stato divertente soprattutto quando qualcuno sbagliava e
diceva qualcosa che non stava nè in cielo nè in terra. Dopo un’ora di
religione, dove, non ho fatto niente
poiché sono esonerata. Devo confessarti però, caro diario, che ho trovato molto interessante la lezione
perché parlava delle domande esistenziali. Infine, due ore infinite di
tecnologia. Tutto sommato sono arrivata senza problemi all’ultima ora di
lezione, mi sentivo libera e spensierata. Sono tornata a casa a piedi e poi ho
pranzato con una caldissima pizza e dopo aver terminato, mi sono impegnata in quei pochi compiti che mi hanno dato per domani. Ero annoiata, non
sapevo proprio che fare: su Facebook nessuno online, su Whatsapp tutti erano
occupati, allora sono andata da mia sorella a chiedere se esaudiva un mio
sogno: creare un piccolo dreadlock. Lei aveva ha accettato, mi sentivo realizzata,
felice e anche un po’ commossa perché mia mamma non voleva spendere 100€ per
una piccola operazione ai capelli. Siamo
andate sul divano e dopo due ore il capolavoro era uscito. Io felicissima e mia
sorella con i rimorsi per avermelo fatto, poiché sapeva che qualcuno mi avrebbe
giudicato negativamente, ma l’ho rassicurata dicendole che a me piace
tantissimo e non mi interessa se qualcuno, che non mi conosce, mi reputa una
drogata. A quel punto si è rilassata e
si è limitata ad un: “OK” ed io, ad un sorrisetto tirato mentre le dicevo:
“Grazie”.
Abbiamo poi cenato tutti assieme e visto Kung Fu
Panda in televisione, dove mi sono commossa un pochino e anche intenerita. Ho
bevuto poi, una camomilla bollente e
adesso sono qui a scriverti questa mia prima giornata di scuola.
Elena S.