martedì 2 aprile 2013

Vedere il mondo senza la vista


L’esperienza: un viaggio nel buio
Vedere il mondo senza la vista
I ragazzi della II F all’Istituto dei ciechi


Lainate- <<Un’esperienza indimenticabile>>, così è definito il percorso al buio dai ragazzi della II F della scuola E. Fermi di Lainate che il primo marzo hanno visitato ed esplorato l’Istituto dei ciechi a Milano.
I ragazzi sono partiti dalla scuola emozionati e non sono stati delusi dall’esperienza: un percorso di un’ora completamente al buio guidati da un cieco.
<<Siamo entrati in un corridoio dove ci hanno dato un bastone come quello dei ciechi. In seguito siamo stati guidati da un cieco al buio. E’ stato incredibile: riuscivo a sentire tutto ciò che mi circondava: sotto i piedi sentivo chiaramente i sassi, intorno a me il profumo degli alberi, cosa che, se avessi avuto la vista non avrei mai percepito.>>.
Così si esprime un’alunna rimasta impressionata dall’abilità dei non vedenti.
<<Questo percorso è stato creato per far comprendere ai ragazzi come servirsi degli altri sensi. Molti pensavano di “imparare” a d essere ciechi in quest’ora, ma per quello non basta una vita>>,  queste  le parole di una guida.
 Il percorso consisteva nell’attraversamento di un finto parco, dove bisognava riconoscere le piante da cui erano circondati, la presenza dell’acqua e di un ponte su cui era necessario passare per aver accesso ad un’altra stanza il cui pavimento era ricoperto da  un materiale soffice che i ragazzi dovevano riconoscere come sabbia.
<<Il nostro modo di vedere era  l’immaginazione >> le parole di una ragazza descrivono alla perfezione il percorso. Infatti, grazie al fatto di aver riconosciuto la sabbia, hanno potuto provare ad andare su una barca completamente al buio essendo coscienti di muoversi.
Logicamente, molti si stanno chiedendo se qualcuno di loro non avesse avuto paura. Infatti è capitato che una ragazzina si sia sentita male a causa della sua fobia per il buio.


<< Non obblighiamo nessuno a fare questa esperienza, e se qualcuno a paura ha il diritto di ritirarsi.>>
I ragazzi erano seguiti da  una “guida Jolly “ che accompagnava fuori chi aveva paura e dava sostegno a quelli presi dal panico che non riuscivano a seguire il gruppo.
Ma il percorso non è piaciuto solo ai ragazzi: <<Essere ciechi deve essere orribile, non si riesce a comprendere l’aspetto delle cose meravigliose che ci circondano>> ha affermato la docente accompagnatrice.
Abbiamo fermato un ragazzo e gli abbiamo chiesto se , secondo lui, era meglio “ diventare ciechi” o esserlo dalla nascita: << Meglio dalla nascita: se lo ci diventa dopo si subirà, molto probabilmente, un trauma non indifferente. La cosa che mi ha stupito che una volta nel buio riesci a capire come può diventare difficile riconoscere le cose che noi facciamo passare per normali e come queste possano essere importanti.>>
Il ragionamento non fa una piega, e molti dei suoi compagni si sono rivelati d’accordo, ma non tutti <<Secondo me, è meglio diventare ciechi: si hai un’idea di ciò che ti circonda potendo immaginartelo con chiarezza>> . 
Si può capire che i ragazzi sono rimasti molto impressionati e colpiti.
Mentre venivano intervistati sono state pronunciate molte volte le parole: << Ringrazio di avere la vista, ringrazio Dio di essere così fortunato>>.
E hanno ragione.                                                                                                        Giulia A.